Il Vino Bianco… una cultura lunga millenni
Il vino bianco esiste da almeno 2500 anni. Presso l’antica Grecia il vino era detto “bevanda di Dioniso”, Dio della fertilità, della vegetazione e della vite, appunto, che secondo la mitologia, aveva insegnato agli uomini le tecniche di vinificazione. Infatti nelle feste in onore di Dioniso, si mescevano fiumi di vino. Il vino veniva prescritto da Ippocrate ai suoi pazienti sin dal V secolo A.C. Infatti i rimedi alle malattie facevano riferimento a “vino bianco vinoso” e “vino bianco aspro”, lasciando trapelare che già a quel tempo esistevano diversità di uve e di tecniche di produzione. Nell’antica Roma, invece, il vino era considerato “roba da ricchi”, i Patrizi, e solo per gli uomini. Pian pianino, nel tempo, con l’avvento di nuove conquiste militari, anche i Romani riuscirono a raggiungere i livelli di qualità del vino dei Greci, con l’innesto di nuove viti nell’Italia del nord e in Francia. La moda del vino bianco secco iniziò a Parigi nel XVIII secolo: per evitare il dazio, i Parigini bevevano direttamente nelle cantine dei produttori. Il progresso dell’industria del vetro (grazie al carbone, ovviamente) permise di democratizzare l’uso della bottiglia, consentendo un aumento considerevole della distribuzione del vino.
La storia del Vino Bianco
Alla fine del Medioevo si riprese la coltivazione della vite, in Europa Settentrionale, grazie ai fiumi navigabili, che le popolazioni del Reno e del Danubio, in Germania, sfruttavano per l’esportazione del vino bianco. Nel bacino del Mediterraneo le Repubbliche di Genova e Venezia, da sempre rivali, si approvvigionavano di vino greco per le loro truppe. Dal porto di Monemvasia partivano ingenti quantitativi di vino bianco, tanto da dare il nome al vitigno Malvasia. I crociati, che scoprirono anche il vino moscato, importavano anche dall’Oriente, per poi piantare i vigneti nell’Europa settentrionale, in Francia e in Spagna.
Nel 1453, l’avvento dell’Impero Ottomano fece sì che diminuisse massicciamente il commercio del vino fra Europa Settentrionale e Mediterraneo Orientale, e la Spagna iniziò una forte commercializzazione di vini bianchi in Inghilterra ed in Olanda.
Il periodo del XIX secolo che precedette l’arrivo della fillossera fu una vera età d’oro della viticoltura. La rivoluzione industriale arricchì la borghesia, che era cliente dei migliori vini, e l’esodo rurale verso le fabbriche creò un vasto mercato per i vini di produzione di massa. Esemplare per la produzione dei vini bianchi fu la viticoltura in Germania. Con la tecnica della vendemmia tardiva i vini poco zuccherati acquistarono equilibrio nonostante la loro viva acidità. Nel 1872 fu creato l’Istituto di enologia a Geisenheim.
Nel corso del XX secolo, la coltivazione della vite nei Paesi in cui era precedentemente sconosciuta fu in pieno sviluppo. L’unico ostacolo era la temperatura troppo elevata durante la fermentazione. L’uso di contenitori più grandi creava problemi alla fermentazione perché i lieviti producevano un calore che non veniva espulso: al di là di 35 °C, i microrganismi iniziavano a soffrire e la fermentazione rallentava e poi si bloccava, cosicché, dopo il raffreddamento del vino, era necessaria una nuova inoculazione per far ripartire la fermentazione. In California, in questo periodo furono messe a punto delle ricerche per tenere sotto controllo la temperatura del mosto in fase di fermentazione. Esse rivoluzionarono il tipo di vino bianco prodotto tanto che i vini europei, elevati secondo una modalità che rovina il sapore fruttato, erano agli antipodi di questi vini molto fruttati e caratterizzati da una vivacità rinfrescante. Nel corso degli anni 60 e 90 del Novecento i metodi di vinificazione americani raggiunsero anche l’Europa e i materiali per la refrigerazione sono usati oggi in tutte le regioni produttrici di vini bianchi.
In pratica il vino è parte integrante della storia dell’uomo, e lo ha accompagnato nel suo sviluppo, insediandosi con esso in vari continenti, dall’Europa all’America, fino all’Oceania, non disdegnando l’Africa e l’Asia, anche se in quest’ultime, vuoi per il clima, vuoi per le religioni, l’impatto è stato più modesto.
Il territorio
Un aspetto fondamentale nella tipologia di vino prodotto è l’ubicazione dei vigneti. Molti Paesi viticoli producono vini bianchi. Solitamente, i vigneti destinati alla produzione di vini bianchi secchi sono localizzati nelle zone a nord o nelle altitudini. Infatti, l’uva bianca ha bisogno di un clima meno caldo per maturare rispetto all’uva nera. La mancanza di maturità dei tannini non pone nessun problema in quanto i tannini non vengono estratti durante la fase di pressatura. La vivacità del vino bianco è dovuta all’acidità delle uve che vengono raccolte appositamente un po’ prima della maturazione.
Componenti del Vino Bianco
Vediamo ora alcuni componenti essenziali nella produzione di questo vino.
Gli zuccheri
Cristalli di saccarosio raffinato (zucchero utilizzato nella fase di zuccheraggio)
Gli zuccheri sono elementi essenziali per la produzione del vino. Essi sono presenti per natura nel succo contenuto negli acini.
Gli acidi organici
L’acido tartarico, a forma di L, è il principale acido organico del vino.
Gli acidi organici contenuti nella polpa dell’uva sono essenzialmente l’acido malico e l’acido tartarico. L’acido tartarico, prodotto dalle foglie, è presente nel vino in quantità pari a 5/7 g/l. L’acido malico è presente nell’uva non matura e il suo tasso diminuisce con la maturazione dell’uva. Al momento della vendemmia il suo tenore oscilla tra 2 e 7 g/l. In realtà, la quantità di acido malico dipende da molti fattori: il tipo di vitigno, il terreno, il clima (uve coltivate in regioni dal clima caldo hanno tassi minori di acido malico in quanto la degradazione dello stesso è accelerata).
Il mosto del vino bianco è solitamente più acido del mosto del vino rosso semplicemente perché l’uva utilizzata è meno matura.
Le vitamine
La vitamina C (o acido ascorbico) è presente nell’uva e nel mosto in quantità pari a 50 mg/l. La sua funzione è di proteggere il mosto dai fenomeni di ossidazione. La vitamina B1, o tiamina, è presente nell’uva in quantità pari a 0.2/0,5 mg/l. È un elemento necessario per il buono sviluppo dei lieviti che sono fondamentali per la buona riuscita della fermentazione alcolica. La quantità di vitamina B1 presente naturalmente nel mosto prodotto con uva sana è sufficiente perché l’attività dei lieviti possa dare i suoi frutti.
Le sostanze minerali
Le sostanze minerali contenute nel mosto sono principalmente sodio, calcio, potassio e magnesio. I vini prodotti nelle zone meridionali sono solitamente poco acidi. L’assenza di acidità è ritenuta dagli esperti un difetto del vino. La fermentazione alcolica del mosto di uva a bacca bianca o nera con polpa incolore dà vita al vino bianco. Il processo di vinificazione si svolge con trattamenti specifici atti a mantenere inalterato il colore giallo trasparente proprio del vino bianco. Il colore non è l’unico segno distintivo delle varie qualità; sono da considerarsi anche i singoli vitigni, il modo con cui le uve vengono vinificate e la quantità di zucchero proprio del frutto.
Il vino bianco viene prodotto da uve raccolte in vitigni di colore verde o giallo. Il più comune vino bianco è quello secco, che può essere acidulo o aromatico, prodotto da fermentazione totale del mosto, che traduce tutti gli zuccheri in alcol e anidride carbonica.
Per produrre invece vini bianchi dolci, sia amabili che liquorosi, si applica la tecnica della mitizzazione, ossia interrompere la fermentazione prima che tutti gli zuccheri si trasformino in alcol. L’effervescenza di alcuni vini è dovuta invece alla presenza di anidride carbonica prodotta durante la fermentazione, generando in superficie le classiche bollicine all’apertura della bottiglia, insieme ad una leggera spuma.
Vinificazione del Vino Bianco
I vini bianchi sono elaborati a partire da uve bianche o da uve nere a polpa bianca (infatti, l’uva nera a polpa nera, chiamata uva tintoria, colerebbe il succo). Una volta effettuata la vendemmia, le uve vengono pigiate in modo tale da recuperarne il succo, chiamato mosto, che viene trasportato nella vasca da fermentazione per farlo fermentare.
La raccolta dell’uva
La maturità dell’uva raccolta varia a seconda del tipo di vino che si vuol produrre. Per produrre alcuni tipi di bianco dolce, liquoroso è necessario favorire la concentrazione degli zuccheri nella polpa. Infatti, con il progredire della maturazione, la quantità di zucchero nella polpa aumenta e la quantità di acidi diminuisce. Per produrre invece un bianco secco, si vendemmia generalmente otto giorni in anticipo rispetto alla fase della giusta maturità dell’uva Dopo la raccolta è necessario trasferire l’uva rapidamente dalla vigna alla cantina sia per proteggerla dall’ossigeno che per evitare di schiacciarla durante il trasporto. Se la durata del trasporto dal vigneto alla cantina è lunga, la vendemmiata può essere refrigerata e mantenuta al riparo dall’ossigeno tramite l’impiego di azoto di neve carbonica.
La vinificazione
Alcuni produttori che coltivano le loro vigne con il metodo biologico o biodinamico conservano il cappello nel vino perché è qualità ed è privo di qualsiasi sostanza chimica di sintesi che possa nuocere ai lieviti. Il corretto metabolismo dei lieviti è garantito dalla torbidezza del mosto e di conseguenza la vinificazione in tini di piccole dimensioni o in barrique non richiede un controllo del freddo.
Per un bianco secco, la fermentazione prosegue fino all’esaurimento degli zuccheri. Il vino viene allora decantato per eliminare le fecce rimaste. Al momento della fermentazione in barrique, la temperatura supera spesso i 20 °C. Dopo la fase di fermentazione alcolica, il vino può subire la fermentazione malolattica, una seconda fermentazione che lo disacidifica per opera di alcuni batteri che trasformano l’acido malico, in acido lattico. Quest’operazione, che ne diminuisce la pungente acidità, non è sempre gradita. I vini bianchi dolci non subiscono la fermentazione malolattica perché lo sviluppo dei batteri lattici porta alla degradazione degli zuccheri e all’aumento dell’acidità. Quest’alterazione prende il nome di spunto lattico o agrodolce.
Elevazione
La più nota è l’elevazione in barrique, che avviene nello stesso luogo in cui il mosto subisce la fermentazione. La barrique svolge un doppio ruolo: aromatizza il vino conferendogli un profumo da pane grigliato, di burro, di vaniglia e apporta una quantità molto piccola e regolare di ossigeno che passa attraverso la parete in legno. L’ossigeno contribuisce a polimerizzare i composti del vino rendendolo meno aggressivo e più equilibrato.
Assemblaggio
L’assemblaggio consiste nel mescolare vini diversi per ottenere la cuvée finale desiderata. Si può eseguire un assemblaggio di vitigni o un assemblaggio di annate o di cuvée. L’assemblaggio può essere puramente quantitativo, nel caso in cui si assemblino diverse cuvée per ottenere il volume desiderato, oppure può essere qualitativo. In quest’ultimo caso il degustatore o una squadra di degustatori determinano la quantità di ciascun vino da assemblare nella cuvée finale per ottenere un prodotto di ottima qualità.
Chiarificazione
Deposito della feccia nel fondo della barrique.
La chiarificazione consiste nel ritirare gli elementi non solubili in sospensione nella soluzione idroalcolica che costituisce il vino. La chiarificazione avviene dopo che le particelle si sono depositate nel fondo del recipiente vinario. Questa operazione può essere accelerata con l’utilizzo di colle enologiche che si fissano sulle particelle insolubili presenti nel vino per trasportarle nel fondo.
Per la chiarificazione del vino bianco si utilizzano l’acido tannico o gallotannico, la caseina, la gelatina o l’ittiocolla.
Stabilizzazione
La stabilizzazione mira a conservare la solubilità degli elementi disciolti nel vino durante il periodo di conservazione in bottiglia. La cristallizzazione dell’acido tartarico è provocata dallo stoccaggio al freddo perché la diminuzione della temperatura diminuisce la sua solubilità.
Vari rimedi di stabilizzazione:
- Raffreddare il vino a una temperatura negativa prossima a quella di congelamento per più settimane, di modo che il sale precipiti eliminando i cristalli, prima del condizionamento in bottiglia, tramite la tecnica della filtrazione;
- Introdurre nel vino acido metatartarico, un polimero dell’acido tartarico, anche se le modalità di azione di questo acido sono sconosciute. Si pensa che quest’acido impedisca ai cristalli microscopici di ingrandirsi, ma è un effetto che dura poco, tra i sei e i diciotto mesi, perché il calore rischia di idrolizzare i cristalli;
- L’elettrodialisi: la corrente elettrica che scorre tra due placche attira gli ioni del vino eliminandoli. Questo rimedio non agisce solo sull’acido tartarico ma anche sul potassio e sul calcio, che è responsabile della formazione del bitartrato insolubile;
- L’elevazione sur lies. Così si ha una migliore stabilità tartarica dei vini bianchi elevati con questa tecnica. La mannoproteina, una proteina proveniente dall’idrolizzato dei lieviti, permetterebbe ai sali di conservare la loro solubilità.
- Un ultimo rimedio per la stabilizzazione del vino nella prevenzione della precipitazione tartarica consiste nell’aggiungere gomma di cellulosa.
La stabilizzazione si rende necessaria in presenza di proteine instabili che rischiano di creare un difetto visivo nel vino chiamato casse proteica. In questo caso, si rende necessario l’uso della bentonite per far precipitare le proteine instabili che vengono poi eliminate con la decantazione e la filtrazione.
Filtrazione e condizionamento
Prima di essere venduto ai clienti, il vino viene filtrato, se necessario, poi condizionato. La filtrazione consiste nel farlo passare attraverso un elemento filtrante destinato a trattenere le particelle fini che si trovano in superficie. Tra i metodi di filtrazione applicati citiamo la filtrazione a placche, a farina fossile, a cartoni e la filtrazione tangenziale (il flusso del fluido da filtrare scorre tangenzialmente rispetto alla superficie del filtro).
Il condizionamento è l’operazione destinata a trasferire il vino in un contenitore per essere commercializzato. Per molto tempo, il cliente era solito recarsi dal vinaio a riempire le proprie brocche o bottiglie con il vino che si trovava all’interno delle botti. L’introduzione nel mercato della bottiglia di vetro ha rivoluzionato il mondo del vino: l’assenza del travasamento e quindi l’assenza di contatto del vino con l’ossigeno ha apportato un netto miglioramento della qualità del prodotto.
Le bottiglie di vino hanno forme e spessori diversi. La forma più emblematica è quella della bottiglia di vino effervescente che, a causa della pressione esercitata dai gas presenti, viene fabbricata con un vetro spesso. Molti Paesi hanno adottato per i vini bianchi una bottiglia più affusolata rispetto a quella usata per i vini rossi.
Degustazione del Vino Bianco
Colore
La varietà del colore del vino bianco rispecchia la varietà dei tipi di uve. Ai vini bianchi viene associato comunemente il colore giallo, anche se sono tante le sfumature di colore che gli vengono attribuite sulla base dell’esame visivo.
- Nella scala dei colori, il vino bianco può essere definito quasi incolore. Un bianco giovane ha solitamente una tonalità verdastra pallida o giallo pallida. Il suo colore ingiallisce e diventa più scuro con il passare del tempo e durante l’elevazione fino a diventare oro, ramato e infine ambrato. Uno dei vini più scuri al mondo è ottenuto con un vitigno bianco, il pedro ximenez.
Aromi
Gli aromi del vino bianco coprono quasi tutta la ruota degli aromi del vino. Per descrivere gli aromi ci si basa sulle caratteristiche olfattive presenti nel bicchiere. Le sostanze “odorose” sono di varia natura, la loro classificazione viene fatta per associazione con odori naturali già noti. Il vino bianco emana di solito aromi fruttati, floreali e minerali, ma non solo.
Gli aromi fruttati comprendono gli agrumi (limone e pompelmo), i frutti bianchi (mela, mela cotogna, pesca, albicocca), la frutta secca (noce, nocciola) e i frutti esotici (ananas, mango, litchi). Naturalmente, gli aromi fruttati includono anche la frutta cotta (composte, marmellata, frutta candita).
Gli aromi floreali comprendono i fiori d’acacia, la verbena, la violetta, ecc.
Altri aromi sprigionati dal vino bianco si formano durante la fase dell’invecchiamento. L’elevazione in barrique apporta sentori di vaniglia, burro, brioche, pane grigliato, caramello. In bocca, il vino bianco possiede un equilibrio gustativo diverso dal vino rosso perché è povero di tannini. L’equilibrio non si fonda solo sul rapporto tra alcol e acidità, come nei vini rossi, ma vi è anche un’altra componente: lo zucchero. Infatti, per i vini bianchi amabili e liquorosi lo zucchero è ciò che permette di equilibrare l’alcol e l’acidità.
L’elevazione in barrique apporta una nota legnosa: i tannini della quercia lo rendono strutturato. È preferibile invecchiare alcuni in barrique nuove, cioè mai state usate precedentemente.
Bicchieri da vino bianco
Da quando esistono i contenitori in vetro, sono stati creati anche bicchieri specializzati per ogni tipo di vino. I vini effervescenti vengono serviti in flûte e coppa. Il flûte viene usato soprattutto nelle degustazioni: la sua forma concentra gli aromi verso il naso del degustatore e la sua altezza permette di apprezzare la finezza delle bolle che salgono in superficie. L’utilizzo della coppa nelle degustazioni è sconsigliato per la sua forma troppo svasata. Infatti, non riuscendo a conservare l’orlo di spuma, i gas e gli aromi si disperdono troppo velocemente. Una leggenda narra che la forma di questo bicchiere è stata ispirata alla forma del seno della Marchesa di Pompadour che visse in un’epoca in cui i vini erano in maggioranza più dolci e meno aromatici. Dagli anni ’30, e con l’abitudine di bere vini effervescenti più secchi, è entrato in voga il flûte. I bicchieri da vino bianco sono generalmente più alti e sottili dei bicchieri da vino rosso.
Tipi di Vino Bianco
Vino bianco secco
Il bianco secco è un vino quasi privo di zucchero: il tasso di zucchero è generalmente inferiore a 4 g/l. È difficile da elaborare perché l’equilibro risiede solo su due parametri: l’acidità e l’alcol. È il bianco classico al quale si riferisce il consumatore quando parla di un vino bianco senza nessun’altra precisazione.
Nel gergo vinicolo l’insieme di queste tecniche di lavorazione del mosto produce un “vino tecnologico”. Si tratta di un vino profumato, vivace, e che non ha bisogno di invecchiare. I tipi di bianchi europei prodotti con il metodo “all’antica” si sono adattati molto alle nuove modalità di vinificazione.
Dai vini bianchi dolci ai vini bianchi liquorosi
Tra i vini dolci, esiste una grande varietà, da quello leggermente dolce al liquoroso di consistenza sciropposa.
Nella produzione dei vini dolci, la fermentazione viene bloccata prematuramente per impedire che lo zucchero, presente naturalmente nell’uva, si trasformi in alcol. Esistono numerose tecniche di concentrazione dello zucchero:
- L’“appassimento su pianta” o “vendemmia tardiva” ;
- La “torsione del raspo;
- L’”incisione anulare del tralcio”;
- Un altro metodo rapido ed efficiente consiste nel rompere una parte del capo a frutto di modo che l’uva a monte si appassisca mentre l’uva a valle evolva naturalmente. L’assemblaggio dei due tipi di uva in vasca o nella pressa migliora il risultato finale;
- L’“appassimento fuori pianta” viene eseguito prima della pressatura;
- Il marciume nobile è un’alterazione dell’uva causata dalla Botritys cinerea, che aumenta la disidratazione e la concentrazione degli zuccheri nell’acino;
- Il “congelamento dell’uva” e la sua pressatura a freddo permettono di pressare solo la parte liquida dell’acino. I pezzettini di acqua congelata restano nella pressa e solo il succo zuccherino scorre.
- La crioestrazione è una tecnica recente ideata per riprodurre il fenomeno nelle regioni dal clima mite: l’uva viene congelata artificialmente prima della pressatura.
Vino effervescente
Il vino effervescente o “Spumante” è, nella maggioranza dei casi, un bianco che contiene anidride carbonica, chiamata anche diossido di carbonio. In corso di fermentazione tutti i vini sono effervescenti; infatti, durante la fermentazione alcolica di tutti i vini, i lieviti producono anidride carbonica. In molti casi, il gas prodotto dalla fermentazione evapora: non si produrrà più un vino effervescente ma un vino fermo. Le tecniche di vinificazione degli spumanti mirano a conservare disciolta nel vino l’anidride carbonica, responsabile dell’effervescenza e delle bollicine.
- Il “metodo tradizionale” che un tempo era chiamato “metodo champenois” consiste nel produrre un bianco o rosé applicando le tecniche di vinificazione dei vini fermi.
- Il “metodo rurale” o “metodo artigianale” prevede l’arresto della fermentazione provocato dal freddo (un tempo era l’inverno che bloccava la fermentazione) di modo tale che lo zucchero residuo finisca di fermentare in bottiglia, producendo gas disciolto.
- Il “metodo a trasferimento” , quello “Dioise ancestrale”, il “metodo Martinotti-Charmat”, la “spumantizzazione in continuo” o “metodo russo”.
- Il “metodo della gassificazione”: il vino viene imbottigliato sotto pressione. Si tratta del metodo di vinificazione degli spumanti aromatizzati, reso celebre dallo Champagne, utilizzato per battezzare le grandi navi nel momento dell’inaugurazione.
Prodotto in quasi tutti i Paesi produttori, il vino effervescente è associato agli eventi festivi e commemorativi.
Aspetto culinario del Vino Bianco
Servizio del vino bianco
Per degustare un vino è necessario servirlo a una giusta temperatura di servizio, dev’essere fresco ma non ghiacciato. Tra 8 e 9 °C, la freschezza accentua la vivacità delle bollicine di un effervescente e attenua la dolcezza di un amabile o liquoroso. Invece, un secco aromatico dev’essere servito tra 0 e 12 °C per stimolarne la vivacità e donare freschezza agli aromi.
Infine, la temperatura di servizio dei vini bianchi dev’essere tra 12 e 14 °C per far sì che i degustatori ne percepiscano gli aromi e la struttura.
Abbinamenti vino bianco – cibo
I vini e i piatti sono complementari e si compensano. Per esempio, i piatti leggermente dolci o salati attenuano l’acidità del vino bianco e il vino accentua il salato dei cibi e alleggerisce i piatti grassi. Il vino dolce accompagna i piatti dolci e salati attenuando la pesantezza dello zucchero.
Durante l’aperitivo, il vino secco profumato o il vino effervescente si sposa con gli stuzzichini. Secondo gli specialisti della degustazione, lo zucchero o l’alcol e la vivacità fruttata di alcuni vini hanno un effetto saturante e stimolante sulle papille gustative.
Frutti di mare, molluschi e vino bianco.
A tavola, i vini molto secchi, leggermente minerali, sono raccomandati con le ostriche e i frutti di mare perché la loro acidità tende far a risaltare la salinità dei molluschi. Con i crostacei, il pesce e le carni bianche bollite è indicato bianco profumato. Per quanto riguarda le pietanze accompagnate da una salsa, il vino bianco controbilancia la pesantezza dei grassi. Se la salsa è ben equilibrata da un ingrediente vivo (succo di limone o mostarda), è consigliato un amabile o secco elevato in barrique, quindi un vino più ricco e consistente. I vini dolci, amabili o liquorosi accompagnano bene i piatti esotici alle spezie dolci. I vini bianchi liquorosi sono raccomandati, invece, con il foie gras. La diversità dei vini effervescenti fa sì che questi possano accompagnare qualsiasi tipi di pietanza. Infatti, possono essere consumati dall’inizio alla fine dei pasti.
I gastronomi preferiscono generalmente i bianchi ai rossi per accompagnare i formaggi, visto che la sua acidità si sposa bene con la materia grassa dei latticini. Il bianco è anche un vino da dessert. Tutti i tipi di vino sono permessi anche se quelli amabili e liquorosi sono i più indicati. Più di tutti gli altri vini, il vino bianco può essere consumato tra i pasti. Quest’abitudine anglosassone e germanica richiede un vino amabile o un secco e fruttato.
Vino bianco come ingrediente dei piatti
Una regola ammessa dai gastronomi è di servire a tavola lo stesso vino che è stato utilizzato nella preparazione delle pietanze. Celebrato da artisti, poeti e scrittori, il vino bianco si serve sia come aperitivo, come vino da pasto o infine da dessert, passando anche da bevanda rinfrescante, da consumare prima, durante e dopo i pasti. Ulteriore utilizzo del vino bianco in cucina, ossia deglassando il fondo di cottura di alcuni piatti, o sfruttando la sua acidità, i suoi aromi, la sua tendenza ad ammorbidire la carne.
Unico neo: gli effetti benefici sul nostro organismo non eguagliano quelli del vino rosso, che contiene un maggior numero di polifenoli.
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Nota:
Alcuni passaggi di questo articolo sono stati tratti da https://it.wikipedia.org/wiki/Vino_bianco